venerdì 11 dicembre 2015

Mi sei capitata per caso: la trama





Come dice il titolo del post, ecco la sinossi del romanzo in uscita ai primi di Gennaio:

“Pamela è all’ultimo anno di un Dottorato di Ricerca quando scopre di aspettare un bambino. Con la tesi da scrivere, l’incertezza di un contratto futuro e l’assenza del padre del bambino che, ignaro di tutto, ormai vive dall’altra parte dell’oceano, è evidente che non era proprio il momento ideale per diventare madre. Rifiutando di farsi abbattere, Pamela riesce contro ogni pronostico a conseguire il dottorato e proseguire il suo viaggio attraverso la gravidanza e la maternità, sostenuta dalla sua potente arma segreta, un’ innata ironia, e da una forza nuova, che piano piano la trasformerà, volente o nolente, in una mamma.  In quest’avventura, Pamela è affiancata da amiche leali quanto esilaranti e da una giovanissima futura nonna, bionda e svampita solo in apparenza, che la aiutano a non farsi sopraffare dalla paura di non farcela e dal senso di responsabilità terrorizzante che sente nei confronti della bambina che si trova a tenere tra le braccia, sola, ancora “ospite” in una casa dei genitori che non sente più completamente sua.  E nel peggior momento possibile per la sua vita sentimentale, una persona appare nella vita di Pamela e si fa strada nel suo cuore, scoprendo piano piano le sue carte, con la dolcezza di un uomo che sa di aver trovato la donna della sua vita, fino a mostrarle fino a che punto può essere vero che l’amore ti accetta per ciò che sei e che si può amare una persona solo interamente, desiderando con lei anche tutto ciò che fa parte della sua vita.”

Come ho già detto diverse volte, il romanzo è ispirato in parte al vecchio “PhD, pregnant”, di cui ritroverete alcuni dei passaggi più divertenti sulla gravidanza, ma la storia, le situazioni che si creano e i personaggi sono completamente nuovi. 
Oggi vi lascio anche un passaggio natalizio, anche se un po’ amaro, del romanzo e un brano, sicuramente un po’ scontato, che fa parte della playlist.

“Tu-sai-chi torna per Natale?”
Eccola, la domanda del giorno.
“No, non credo. Se n’è appena andato.”
Con ogni probabilità sarebbe tornato in primavera a fare il pieno di tortellini della sua cara mammina che, per inciso, era così adorabile da essere la personificazione delle barzellette sulla suocera.
“Quindi per ora non hai intenzione di dirgli nulla?”
“Nemmeno buone feste” confermai.

Fuori dal bar, un vento gelido spazzava i portici di Bologna, infilandosi tra le colonne e le casette di legno del mercatino natalizio di Piazza XX Settembre, che dovevo attraversare quasi di corsa per andare in stazione. Mi si staccava il naso al solo pensiero di camminare per quei venti minuti necessari per arrivare dalla zona universitaria alla stazione e prendere il treno per tornare a casa, evitando la gente che si accalcava sotto i portici per comprare gli ultimi regali e cercando di non scivolare sul marmo umidiccio, o inciampare nei trolley che gli studenti fuori sede si trascinavano nelle giornate di rientro. Era l’ultimo giorno di lavoro prima delle vacanze che l’Alma Mater ci concedeva e, francamente, l’elenco delle cose che ritenevo di essere in grado di affrontare durante quei giorni di ferie consisteva in un pandoro ripieno di Nutella, un piumone da sporcare di zucchero a velo (caduto dal suddetto pandoro), e la visione di qualche classico natalizio anni 80, magari Fantaghirò. Di certo non includeva un colloquio telefonico con l’essere che, in quel momento, figuravo nella mia testa come il demonio tentatore in carne ed ossa. Sapevo che se gli avessi parlato non sarei riuscita a comportarmi come se nulla fosse e avrei spifferato tutto, poi la sua reazione (di certo inopportuna e inappropriata) mi avrebbe fatto pena e sarei stata costretta a dire cose che non pensavo o prendere decisioni che non sentivo mie, solo per tranquillizzare lui. Il suo essere idiota mi aveva sempre provocato un istinto di protezione, fin da quando era bambino: non è colpa sua, è che non è ancora in grado di prendersi la responsabilità di ciò che fa, diventerà grande, cambierà con il tempo… beh il tempo era scaduto e lui non era diventato grande.


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