Scrivere è un’attività solitaria, dicevano.
Certo, se non contiamo i personaggi con i quali continui a litigare perché
fanno quel che pare a loro e magari anche un paio di personalità dissociate con
le quali il tuo cervello deve avere a che fare. Ma in generale è un’attività in
cui fai più o meno tutto da solo. A meno che ciò che hai immaginato nella tua
testa non necessiti di u passo in più: ci sono casi in cui la parola non è
sufficiente, per te o per il lettore, come nei libri per bambini ad esempio.
L’immagine nella testa, resa attraverso le parole, deve diventare immagine
sulla carta. A quel punte le possibilità sono due: impari a disegnare o (se sei
come me che se mio figlio mi chiede di disegnargli un trattore vado nel panico
e non volete sapere cosa ne esce) ti affidi a qualcuno che lo sa fare.
È un trauma, ve lo dico.
Un atto di fede non indifferente.
Non è come vedere una fanart di una
persona che ha letto una tua storia. È “ufficiale”: quelle immagini
accompagneranno il tuo testo dovunque, diventeranno parte di esso andranno ad
influenzare la percezione che il lettore avrà delle tue scene e dei tuoi
personaggi.
È invasivo.
Ma può essere anche una sensazione
meravigliosa, soprattutto se trovi un illustratore che vede ciò che tu scrivi,
che riesce a dare linee e colori alle tue parole nel modo in cui tu sognavi.
Lo ammetto: ho barato. Conosco Daniela,
l’illustratrice di Fiabe per bimbi che crescono, da 30 anni, siamo nate
insieme, sia figurativamente che letteralmente: siamo nate a poche ore di
distanza e le nostre mamme erano in camera insieme all’ospedale (questo,
ovviamente, l’abbiamo saputo dopo). Perciò sapevo perfettamente in che mani
andavo a mettere le mie creature.
Il risultato è stato, per me, più bello di
quello che avrei mai immaginato: Daniela riesce a combinare l’illustrazione
semplice e diretta, tipica dei libri per bambini, con un sapore “fumettoso”, un
po’ manga, che attira anche le persone più “adulte”.
Daniela ha
preso i miei sogni e li ha colorati.
Ed è quel
tipo meraviglioso di persona che, quando le dico “ho un’idea”, ignora quella
parte di sé che vorrebbe dire “Oddio, sparatemi”, prende un foglio e una
matita, e dice “Spara.”
Daniela è un’artista, non soltanto
un’illustratrice, e ha avuto il coraggio di trasformare la sua passione e il
suo talento in un lavoro.
Insieme a lei, ho pensato di farvi un regalo di
Natale: una fiaba, corta corta, di quelle che possono piacere ai bambini
piccoli e sognatori, e il disegno bellissimo della sua protagonista, la Fatina
del Fuoco.
Entrambe auguriamo a tutti un Natale
stupendo, e la possibilità di condividere con un bambino (un figlio, un
fratellino, un cuginetto, un nipotino, un piccolo amico) il momento speciale in
cui ascolta una storia che non conosce. Non necessariamente questa, una fiaba
qualsiasi: il mondo, fortunatamente, è pieno di belle storie.
"Tanto tempo fa, quando ancora le case si riscaldavano
solo bruciando la legna nel caminetto, c’era un bambino che viveva in un freddo
paese del Nord. Era una notte fredda e la neve arrivava ormai a sfiorare le finestre.
Purtroppo quel giorno la legna era finita perciò il bambino se ne stava
rannicchiato sotto le coperte, abbracciando la sorellina per scaldarla,
raccontandole storie di giorni d’estate perché almeno nei sogni la bimba
potesse non avere freddo. Una fata ascoltava, commossa, nascosta tra le pagine
dei libri di fiabe, e provò il desiderio di essere di aiuto e di conforto per
quei due bimbi infreddoliti: desiderava scaldare le loro coperte con il tepore
di un caminetto scoppiettante, illuminare i loro sogni con i colori dei
tramonti più belli a addolcire i loro pensieri con il profumo delle
caldarroste. All’improvviso le sue ali trasparenti divennero rosa e dorate,
come la luce del sole in un’alba d’estate, e il suo abito prese a scintillare
dei colori delle braci. Silenziosa, volò sulle coperte spargendo una polvere
magica del colore delle fiamme, riscaldandole dolcemente. Poi ne sparse un poco
sulle testoline dei fratellini, che presero a sorridere nel sonno, contenti e
al calduccio, sognando i giochi sul tappeto, le coccole di un gattino, gli
abbracci caldi della mamma e il profumo dei biscotti appena sfornati.
Così nacquero le Fate del Fuoco, sorridenti e luminose,
richiamate dalla magia degli abbracci, dal calore della famiglia e dal profumo
dei dolci, che sussurrano ai bambini addormentati storie che scaldano il cuore
anche nelle notti più fredde.”
Questa storia, oltre a far parte di un progetto futuro che
forse vedrà la luce nel 2016, fa parte di un’iniziativa artistica che Daniela ha
deciso di intraprendere per questo Natale: le Porte delle Fate.
Le porte delle fate sono un gioco comune in Irlanda e in alcune zone dell’Inghilterra e degli Stati Uniti,
dove sono considerate anche un’esperienza educativa ed utile, per stimolare i
bambini nella creatività. Va posizionata in un luogo tranquillo e riparato, al
sicuro dai giochi più movimentati. Si lascia sulla soglia la chiave magica e,
perché no, un biglietto di benvenuto, un dolcetto (si sa, le fate amano i
dolci, soprattutto se colorati!) o magari un piccolo alberello di Natale o una
decorazione luccicante (le fate amano anche le cose che scintillano) se il
periodo è quello giusto.
Una notte, all’improvviso, la
chiave sparirà e sulla soglia della porta apparirà un poco di polvere magica,
segno che una fata ora abita in casa vostra! La porta delle fate è magica, solo
le fate sono in grado di entrare e uscire, e lo fanno solo di notte, quando
tutti dormono. I bambini potranno poi cominciare, insieme alla mamma e al papà,
un rapporto fantastico con la fatina, lasciandole disegni o letterine, e la
fatina, senza mai farsi vedere, potrà lasciare piccoli doni o messaggi di
amicizia… o lasciare un soldino quando un dentino salta via!
La porticina diventa, in casa o
nella stanza dei bambini, un piccolo angolo da curare, proteggere e decorare,
un angolo di sogni, storie e fantasia che li accompagnerà mentre diventano
grandi.
Ogni porta è associata a un
particolare tipo di fatina e porta con sé una fiaba come quella che vi abbiamo
regalato oggi. Faccio un po’ di pubblicità: contattateci (me o Daniela, alla pagina Kitsch Factory) se
dovete fare un regalo speciale a un bambino!
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